Ispettorato del lavoro, un terzo delle aziende controllate è irregolare tra scarsa sicurezza e lavoro nero
Carenza di misure di sicurezza, personale in nero e mancanza di documenti nell’ambito della regolarità dei cantieri. Sono state accertate tutte queste violazioni durante gli ultimi controlli dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, insieme ai colleghi dell’Arma territoriale. Le ispezioni sono diventate più pressanti anche nel Torinese soprattutto dopo le recenti morti sul lavoro. Negli ultimi giorni, sono state controllate 21 attività commerciali tra ristoranti, bar, pub e aziende di servizi, di cui 7 sono risultate irregolari.
Lavoro in nero e mancanza di sicurezza
Nelle attività controllate, due lavoratori erano totalmente in nero e un altro era clandestino. Nei guai sono finiti i proprietari di un ristorante di via Piave a Pianezza, trovati privi dei documenti che certificano l’adozione di tutte le misure di sicurezza, perché avevano installato impianti di videosorveglianza senza autorizzazione e impiegavano un lavoratore in nero.
Servizi Ecologici e carenze documentali
Anche una ditta di Servizi Ecologici, che tratta lo smaltimento di rifiuti speciali, è stata trovata senza la documentazione di valutazione dei rischi, mentre un albergo di via Nazionale a Pragelato è stato sanzionato penalmente per la mancata nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione.
Violazioni nei minimarket e locali notturni
Gli investigatori hanno denunciato un’azienda agricola di via Tetti a Santena per aver impiegato un lavoratore in nero e irregolare sul territorio nazionale. Nel mirino del Nil sono poi finiti alcuni minimarket etnici in città, noti per la vendita di alcolici ai minori durante la notte. I militari hanno sospeso l’attività del Bangla Mini Market in via Galliari 12. Stesso provvedimento per il World Communication Internet Point di via Berthollet, dove sono state riscontrate gravi carenze in materia di sicurezza. In totale sono state contestate sanzioni amministrative per 40 mila euro.
Concessioni balneari, cos’è la direttiva Bolkestein
La direttiva Bolkestein è una norma europea approvata nel 2006. L’obiettivo è quello di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Ue.
Secondo la direttiva, dunque, concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa.
In questi anni, in Italia si è parlato di Bolkestein soprattutto in relazione agli ambulanti e appunto ai balneari. Nel nostro Paese da tempo infatti si lotta affinché la direttiva non venga applicata e questo per tutelare le imprese che nonostante le molte difficoltà, hanno investito sulle nostre spiagge.
Il commento del presidente Conflavoro PMI, Roberto Capobianco
“Bene l’accordo sulla proroga di un anno, perché va nella direzione di ascoltare anche le associazioni di categoria, ma sappiamo che è una soluzione temporanea – dichiara il presidente Conflavoro PMI, Roberto Capobianco -. Le nostre imprese balneari rischiano infatti di non sopravvivere di fronte ai grandi gruppi esteri pronti ad aggiudicarsi le concessioni balneari dei nostri litorali.
“Ribadiamo quanto avevamo già chiesto, ovvero un immediato intervento normativo a tutela di chi, storicamente, permette ai nostri territori di mare di lavorare e fa lavorare una filiera importantissima tra ristoranti, alberghi, trasporti e anche giovani alle prime esperienze lavorative. Ci auguriamo che – continua Capobianco – il governo trovi insieme alle associazioni una soluzione alternativa, e a misura di PMI, per tutelare le imprese nazionali e premiare i sacrifici di chi da una vita lavora per le nostre spiagge”.